L’odore di quel microscopico strato di polvere depositatosi sulle valvole che ancorché calde si spande per tutta la sala, che nemmeno la fragranza del miglior caffè monocultivar saprebbe eguagliare, l’esaltazione dei sensi nel cogliere il fioco bagliore della spia blu che avverte tutti sul fatto che il lettore SACD è acceso… Ah! La vita da audiofilo!  È  con un articolo ironico, ma che mette il dito nella piaga su un problema annoso e sentito da moltissimi appassionati di Hi-Fi, che Pippo Basile inizia la sua collaborazione su GRooVE back Magazine

Quante fantasmagoriche sensazioni prova colui che divide la sua vita fra il tran-tran quotidiano e il suo regno fatto di macchine, cavi, oggetti inenarrabili e, discussioni, discussioni, discussioni. Le discussioni con gli altri audiofili stanno sempre sul filo del rasoio, in un attimo si accende la miccia ed esplodono liti tremende. Un clima da sabbia e sangue quasi si fosse al Colosseo, e così il compassato ingegnere e il mite ragioniere si trasformano in fieri gladiatori che difendono a spada tratta il loro incontestabile verbo.

Poi arriva l’ennesima fiera o l’ennesimo evento… mannaggia all’ultima fiera e all’ultimo meeting. E allora, quelle che erano state acquisite come granitiche convinzioni si sciolgono come neve al sole, e l’audiofilo preso da frustrazione laddove da emulazione, reitera il suo quotidiano percorso di esperimenti, prove, confronti per ottenere la definitiva perfezione. Fra edonismo ed inconsapevole (?) masochismo deve assolutamente dimostrare che lui è il migliore, mentre tutti gli altri audiofili sono invece rimasti sconsolatamente al palo.

E già, per l’audiofilo il suo impianto è tutto, ha smontato mezza casa, ha fatto venire i tecnici di Abbey Road per far controllare minuziosamente il trattamento acustico adottato, ha litigato col gestore dell’energia elettrica perché lui vuole, anzi pretende che a casa sua arrivi una corrente elettrica a dir poco purissima neanche fosse acqua di sorgente, e ovviamente i suoi apparecchi sono il sancta sanctorum dove nessun altro deve osare mettere le mani. Ma (perché quando si parla di qualcosa c’è sempre un ma), l’audiofilo, tranne che non viva da solo, condivide la casa con una compagna, una moglie e, a questo punto, sarebbe interessante capire come vive lei il suo rapporto con quest’essere che a buon titolo può essere definito un personaggio della moderna mitologia.

Ebbene, il breve racconto che segue, scritto da una donna, una moglie, credo a buon diritto, possa essere preso come la foto di qualcosa di consueto e ripetuto in ciò che accade nel quotidiano fra un audiofilo e la sua compagna.

Mio marito è un audiofilo

E così, dopo una giornata a sistemare casa, sbrigare mille incombenze e andare a lavorare, mi ritiro a casa. Ed eccolo lì, lui, stravaccato per terra con l’orecchio poggiato sul tappeto, gli chiedo se stia praticando un qualche rito parareligioso, ma lui mi dice solo: «SHHHHHHHH!!!» e mi zittisce.

Finalmente si esprime: «E checcacchio, lo dicevo, lo dicevo, maledettissima risonanza, ora glielo faccio vedere io a quel demente di Luigi (Luigi è un suo amico appassionato di Hi-Fi), lo sapevo, lo sapevo, è questo cavolo di tavolinetto che risuona, ma ora Giuseppe (il tizio che gli ha venduto il tavolino) deve fare i conti con me, glielo avevo detto che volevo quello con i tubi cavi dove poterci mettere i pallini di piombo».

Ed io penso: lo so io dove te li metterei io i pallini di piombo. Ma dico io, una si ritira a casa, spera in un minimo di accoglienza, e invece vedi lui con l’orecchio sul tappeto, mah! A quel punto faccio la domanda fatidica: «Preparo la cena?». E lui: «Fai fai, io sono troppo impegnato».

Ad un certo punto, mentre armeggio ai fornelli, comincio a sentire dei suoni. Lo ammetto io non sono una grande esperta, ma ai Beatles, ai Queen e qualche altra cosa ci arrivo, mi piacciono pure le suites, dei balletti e qualcosa di lirica, ma cacchio, sti’ suoni dove li va a prendere? Una botta di timpano e due minuti di silenzio, mezza nota di tromba e poi il nulla. Poi, lui mi chiede: «Che ne pensi?».

Non voglio mortificarlo e, invece di dirgli ciò che realmente penso e che per motivi di decenza non è il caso di scrivere, me ne esco con la frase fatidica: «L’importante è che piaccia a te!».

Se gli avessi dato una coltellata avrebbe avuto una reazione migliore. Il suo volto si incupisce, diventa malinconico, gli occhi si incavano e con un filo di voce gli sento dire: «Ah!». Capisco che proporgli di vedere qualcosa in tv nemmeno se ne parla, così lo saluto e gli dico: «Vado a dormire, ma prima vedo Montalbano», e, per tutta risposta, lui si limita a un cenno. Chiudo la porta e accendo la tv, il volume è appena percepibile, si riapre la porta, è lui: «Potresti abbassare? Non riesco a capire se quella risonanza c’è ancora».

Ma questo, invece di rompere, perché non va a giocare a calcetto come gli altri, perlomeno posso vedere la tv in santa pace!

La moglie di un audiofilo

DIMENTICAVO

Vi siete riconosciuti? Sì? No?

Ma sì, facciamoci una risata e proviamo a non prenderci troppo sul serio. A proposito, non so se lo avete notato, ma in tutto quello che è stato scritto sopra non compare mai la parola MUSICA.

Meditation, please.

Pippo Basile

 

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