Gli appassionati di jazz sanno che possono fare affidamento sull’etichetta discografica Da Vinci Jazz di Edmondo Filippini. Per chi non la conoscesse, ecco questo sampler, allegato digitalmente al numero della rivista, in cui le sue diciannove tracce rappresentano un’ideale introduzione alla “filosofia” che contraddistingue questa label.
Credo che il titolo dato da Edmondo Filippini, il patron della Da Vinci Publishing, a questo Sampler riservato alle sue produzioni discografiche dedicate al jazz sia particolarmente azzeccato, in quanto i diciannove brani che compongono la succosa playlist inseguono realmente il concetto di “ritmo”. Un ritmo contemplato ed enunciato in modi diversi, ma sempre pulsanti, presenti, essenziali nel loro proliferare attraverso moods e stili alquanto variegati e articolati.

Questi diciannove tracks possono essere suddivisi grossomodo in otto categorie, sia per intenti, sia per gli stili espressi. Cominciamo dalla traccia My Favorite Things, tratta dal disco Come – Eden!, che vede Sonia Schiavone alla voce, Fabio Gorlier al pianoforte, Stefano Profeta al contrabbasso e Gianni Virone al sax, un album che esalta la componente canora, in cui la cantante torinese, oltre a presentare tre brani di sua creazione, rivisita classici come appunto My Favorite Things, in cui dispiega tutte le sue qualità vocali, le quali sono talmente “assorbenti”, anche in fase ritmica, da permettere addirittura l’esclusione della batteria.

A proposito di ritmi, salta subito all’orecchio la prima traccia di questo Sampler Da Vinci, in cui il vibrafonista palermitano Giuseppe Mazzamuto dà prova del suo virtuosismo nel pezzo Waltz For Esbjörn Svensson, tratto dal CD Melodyterranean, che vede la partecipazione anche del Giuseppe Mazzamuto Quintet, di Alessandro Presti e del Sicilian String Quartet. Qui il vibrafono dimostra perfettamente che, a livello di strumentazione, il suo ruolo non è solo nella pratica jazz di sostituire il pianoforte o la chitarra, ma di assumere un ruolo assoluto.

Si parla ancora di ritmo, ma questa volta in chiave sudamericana, grazie all’artista brasiliana Claudia Carvalho, nata a Guarulhos, nello Stato di São Paulo, la quale fin dalla giovanissima età si è formata al ritmo delle musiche del folklore del nord-est, approfondendo differenti stili musicali come baião, reisado, frevo, ciranda, bumba meu boi, xote, xaxado, oltre naturalmente al samba. Ha partecipato a numerosi festival, ottenendo numerosi riconoscimenti. Spesso presente in Italia, Claudia Carvalho si esibisce sempre nel nostro Paese con il quartetto di Piero Delle Monache e con il quale ha registrato il CD Velho Continente, influenzato da diverse tendenze musicali brasiliane e latinoamericane e di cui è possibile ascoltare il brano Confesso.

Nella categoria concept può essere ascritto il CD Don Quixote (Il cavaliere dalla triste figura), che vede lo Stefano Corradi Matheric Quartet omaggiare la grande e tragica figura del personaggio creato da Cervantes. Il brano qui presentato, La Mancha, permette all’ascoltatore di avere un assaggio delle raffinate atmosfere architettate da Corradi, corroborate dal sax, dal contrabbasso, dalla batteria e dall’arpa.

Il ritmo al servizio della raffinatezza, ammantata dall’arte di un sottile arrangiamento, è quanto esprime invece il disco Shapes, che vede il Giuseppe Urso Trio, formato da Giuseppe Urso, Valerio Rizzo e Stefano India, rivisitare e ampliare vedute musicali sotto il setaccio jazzistico, come appunto avviene nella traccia qui presentata, Nocturnes, Op. 9: No. 2 in E-Flat Major, ossia un capolavoro pianistico di Chopin, che viene diluito, disciolto e rielaborato seguendone la linea melodica.


Non potevano mancare gli influssi folk e crossover e quelli poi scaturiti dal genere della classica tout court. Nel primo caso ci sono due dischi che ne derivano; il primo è Pasta Nera Jazz Project, frutto del lavoro di Antonio Pizzarelli al clarinetto e al sax, Felice Lionetti al pianoforte e agli arrangiamenti, Giovanni Mastrangelo al contrabbasso e Antonio Cicoria alla batteria e percussioni, il cui chiaro intento è stato quello di trovare un collegamento tra la materia jazz e la tradizione popolare del Gargano e dei Monti Dauni in Puglia. Il pezzo tratto, Habanera, ne rappresenta la perfetta sintesi. Il secondo disco, invece, Nake, che vede ancora il palermitano Giuseppe Urso alla batteria, con Valerio Rizzo al pianoforte e Stefano India al basso e contrabbasso, attira e condensa stili e generi davvero diversi, che partono da Philip Glass per arrivare fino ai Tears for Fears, come si può ascoltare nel brano Sand/Everybody Wants To Rule The World.

Ora, l’influsso colto, classico viene al contrario esaltato, dilatato, scompattato fondamentalmente da altri tre dischi presenti nel catalogo Da Vinci Jazz: cominciamo dal Melodrum Trio, formato da Salvatore Spano al pianoforte, Salvatore Maltana al contrabbasso e Francesco Brancato alla batteria e percussioni, che con il CD The Man, The Earth, The Sky dà vita a un compendio sonoro “cosmogonico” unendo i concetti di “uomo”, “terra” e “cielo” in un collage nel quale confluiscono anche elementi esecutivi votati ad arricchire la dimensione coinvolgente, come nel caso della traccia Sequenza in Blu, che vede all’inizio la presenza delle Voci bianche Lasalliane di Grugliasco, capace di sprigionare atmosfere atemporali.

Sempre nello stesso filone possono essere inclusi i CD The Wind is Coming e Find a Light; il primo vede il compositore e pianista Paolo Paliaga elaborare e scavare la linea melodica avvalendosi di un apporto ritmico affascinante e nostalgico (si ascolti in questo Sampler il brano Surprise), mentre il secondo ha come protagonista il duo Dimidian, composto da Massimiliano Milesi al sax e da Giacomo Papetti al basso acustico, presentare brani che istillano un senso ipnotico, basato su un ritmo “magico” e di cui la traccia Forest Trails ne è un perfetto esempio.


E il jazz “duro e puro”? Quello non manca, tranquilli. A cominciare da Chance, un CD che vede protagonista il Gianni Virone Trio, composto da Gianni Virone al sax, Davide Liberti al contrabbasso e da Mattia Barbieri alla batteria, la cui “filosofia” di base può essere riassunta con la traccia proposta, Ornettology, che rappresenta un tipico tributo a Ornette Coleman e al suo “dio” sax. Si prosegue con il quartetto formato da Enzo Favata al sax soprano e clarinetto basso, Marcello Peghin alla chitarra elettrica, Salvatore Maiore al contrabbasso e UT Gandhi alla batteria, che con il loro disco Song Book No.1 offrono un jazz raffinato, di immediata caratura melodica, come dimostra la traccia ospitata in questo Sampler, ossia Sunset.


Per dare un’impronta al suo primo disco, intitolato Postcards, il pianista e compositore Cristian Caprese ha voluto concentrare la propria ispirazione sulla cultura mediterranea, andando a scavare nei meandri delle zone assolate e di quelle all’ombra, dalle quali attingere sonorità assai particolari, di cui la traccia Medicea vuole incarnarne lo spirito. Lo accompagnano in questo viaggio Luigi Blasioli al contrabbasso, Giacomo Parone alla batteria, Manuel Trabucco al sax soprano e tenore, Alessandro Di Bonaventura al flicorno e Javier Girotto al sax soprano.

Solidità esecutiva, preparazione musicale, diversi influssi sonori dai quali provengono, queste sono le cifre del trio Hub Roots, dietro al quale si celano Luigi Tresca al sax, Claudio D’Amato alle tastiere e Pierluigi Tomassetti alla batteria, il quale ha dato vita a un jazz corposo, paludoso nei timbri e nelle istanze melodiche, in cui la libertà espositiva, il dono di accostare strumenti e sonorità differenti, di cui il CD Heritage ne fornisce un’adeguata dimostrazione. La traccia qui presentata porta proprio il titolo dell’album.

Non poteva mancare una nota al femminile, qui rappresentata dalla compositrice e pianista coreana Sejin Bae, la quale con la collaborazione di Nathaniel Gao al sax contralto, Charlie Wang al basso e di uno dei più apprezzati batteristi della scena internazionale, Antonio Fusco, ha voluto dimostrare come la creatività dell’“altra metà del cielo” non ha nulla da invidiare a quella maschile nella dimensione jazz. È nato così il CD Direction, di cui cinque delle sette tracce sono proprio frutto della compositrice coreana, anche se la traccia scelta per questo Sampler, In Your Own Sweet Way, è di Dave Brubeck. Lo stesso Antonio Fusco è poi protagonista con il suo Trio, che vede la presenza di Manuel Magrini al pianoforte e di Ferdinando Romano al contrabbasso, del CD Sete, in cui il batterista campano lascia spazio alla sua raffinata creatività jazz, visto che sei dei sette brani che compongono l’album sono suoi. Così, per entrare nel suo mondo sonoro e per comprenderne lo spessore è sufficiente ascoltare la traccia acclusa, Wave.




Ancora creatività italica, che viene da un altro notevolissimo musicista, Carlo Cattano che, alla testa della sua orchestra, dipana nel CD Overlaps sonorità aspre, in cui i fiati la fanno da padrone, lanciando nello spazio segnali spigolosi, a volte bellicosi, capaci di creare vortici timbrici di assoluta originalità. Se avete le orecchie pronte per questa sfida, ascoltate la traccia Trasparencies. Proseguendo, il nome di Arrigo Cappelletti dirà pur qualcosa a chi ama il jazz italiano. Questo compositore e pianista comasco, dopo essersi messo in tasca una laurea in filosofia e aver insegnato in alcuni licei, si è consacrato al suo strumento e alla scrittura musicale, facendoci capire che si può pensare anche con i suoni, come dimostra perfettamente nel CD Tough Love, di cui si può apprezzare la traccia Rarefied.Per finire non poteva mancare la potenza di un’intera orchestra, ossia l’esplosiva Monique Chao Jazz Orchestra, creata da Monique Chao, compositrice, pianista, vocalist, direttrice d’orchestra e educatrice jazz taiwanese-italiana, che ha forgiato un CD, Time Chamber, in cui la vitalità e l’energia della materia jazz vengono disciplinate attraverso un ritmo a dir poco trascinante, il cui manifesto programmatico è dato dalla traccia finale del Sampler, Chester is Boss.
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