Guida confidenziale a una discoteca classica

dalla fine del Settecento alla Seconda Guerra Mondiale

Un tempo – diciamo nell’ultimo mezzo secolo – c’erano le guide alla discoteca classica. In genere si trattava delle disponibilità commerciali della musica composta dall’anno Mille ad oggi: ovvero dieci secoli di musica colta europea. Naturalmente erano frutto di una scelta genericamente musicologica, spesso finalizzata a repertori nazionali, ed escludevano tutto quanto l’autore non riteneva far parte di un canone condiviso dalle accademie, cioè di tutto quanto non fosse considerato serio. Per questa ragione, ad esempio, vi era escluso il repertorio degli Strauss e quello di Franz von Suppé. C’era comunque in esse quel metodo che faceva pensare allo sviluppo lineare di una musica che, partita dalle misure del canto gregoriano, progrediva sino a Stockhausen e Xenakis e verso un futuro in linea con le tendenze giudicate allora più attuali. Oggi, a livello di massa, la gente ha un’idea assolutamente primitiva del concetto di musica. In genere, la dissociazione che dopo la Prima Guerra Mondiale ha creato una frattura insanabile tra società e produzione musicale, ha contratto l’universo della musica quasi a un solo genere (la canzone) e a un solo strumento (la chitarra). Per cui, detto che nella maggioranza dei casi la gente non ha più idea di quale sia stata l’evoluzione della musica negli ultimi mille anni, vediamo che fare con quella minoranza curiosa che a tale argomento presta ancora attenzione. Per chi dunque della musica ha una conoscenza parziale e vorrebbe approfondire l’approccio ai grandi autori attraverso il disco o il download in Rete nasce dunque questa guida, nella quale si procede in ordine cronologico prendendo come riferimento la data di nascita del compositore. Quindi niente scuole nazionali, influssi estetici, ricorsi storici o generi creativi: per questo ci sono altre guide e le storie generali della musica. Inoltre, solo ed esclusivamente i “grandi”, ovvero quei compositori che vantano una discografia databile ormai da un secolo in qua, e quindi cartina di tornasole di almeno quattro generazioni di interpreti. Non va infatti dimenticato che questa non è una guida alla costruzione di una discoteca omnicomprensiva, di tipo didattico, ma solo una rassegna di opere indispensabili, focalizzate su una serie di autori veramente imprescindibili: quelli che hanno dimostrato, attraverso il fenomeno disco, di possedere una perenne attualità e una capacità di diffusione planetaria. Per quanto riguarda i “minori” non ho inteso con tale classificazione stabilire che tali sono certi autori e altri no: questo spetta alla musicologia. Ho solo inteso collocare determinati musicisti in una sezione apposita relativamente al fatto che hanno una discografia meno nutrita e meno costante nel tempo di quella dei “grandi”, e senza tenere in nessun riguardo mode discografiche di varia natura e tendenze estetiche spesso indotte da massicce campagne di tipo commerciale. Chiunque vorrà approfondire le opere di determinati autori dovrà rivolgersi altrove. Per quanto riguarda poi il lato tecnico dei suggerimenti discografici, specifico che non ho pra-ticamente mai dato indicazioni relative a registrazioni effettuate prima del 1950, spesso di difficile reperibilità e afflitte da un supporto di ripresa del suono preistorico: le cere a lacca dei 78 giri. In compenso non mi sono spinto troppo in qua con le date, evitando in tal modo le registrazioni più recenti, diciamo degli ultimi vent’ anni. Ricordo con esattezza le recensioni discografiche degli anni Ottanta, nelle quali, a ogni volgere di pagina, si gridava al miracolo di una nuova produzione che avrebbe immancabilmente soppiantato le vecchie e, da quel momento, avrebbe fatto da riferimento assoluto ad una certa opera: nella maggioranza dei casi, si trattava invece di registrazioni che sarebbero scomparse in poco tempo, oppure che sarebbero finite in Collane economiche da edicola. Le interpretazioni storiche lo diventano solo col passare degli anni, ed è a quelle a cui ho fatto riferi-mento cosante. Infine e Fireside Conversations, ovvero quelle confidenze, quei racconti che si fanno al caminetto. Non amo le citazioni anglofone, ma qui si imponeva, poiché proprio un madre-lingua inglese, ossia Franklin Delano Roosevelt, tali conversazioni inventò negli anni Trenta per raccon-tare agli americani, appunto vicino al caminetto, come avrebbe rimesso in sesto gli Stati Uniti col New Deal e il mondo con la guerra a Hitler. Be’, io non devo fare tanto, ma la storia dei capolavori della musica in disco dal Settecento ad oggi la racconto col tono, la pacatezza, la passione e l’ironia di una conversazione al caminetto. Può essere un modo nuovo.

Alessandro Nava

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