Questo bookshelf della nota azienda israeliana colpisce non solo per le sue eleganti linee, ma anche per il suono nitido, pulito e veloce che riesce a esprimere, oltre a un basso la cui estensione è assai notevole. Un prodotto che è, anche grazie al suo prezzo contenuto, da considerare un Best Buy
La mia prima presa di contatto con il diffusore Morel Avyra 622 è stata favorita dall’amico Carlo Colombo, che un giorno mi ha invitato a casa sua per un ascolto. «Vieni da me che ti faccio sentire qualcosa d’interessante», mi aveva detto al telefono. Conoscendo Carlo da un po’ di tempo, già dal tono di voce avevo capito che si trattava di un qualcosa che valeva la pena sentire. Appena entrato nella sua sala mi sono trovato di fronte questo bel sistema a due vie collocato su un supporto, non il solito parallelepipedo squadrato ma un oggetto dotato di un mobile dall’eleganza curvilinea, impreziosito da due inserti laterali neri a forma di “L” rovesciata che ispessivano i pannelli laterali per parte della loro superficie. Non ricordo quale brano abbiamo ascoltato per primo, ma sono rimasto immediatamente catturato da un suono nitido, pulito e veloce, oltre che da un basso la cui estensione mi è sembrata subito notevole.
Un altro particolare che mi ha colpito è stato il palcoscenico sonoro, ampio e profondo, ben oltre le dimensioni fisiche del mobile, una sensazione che in seguito è stata confortata dalle rilevazioni strumentali. Non ho esitato granché a chiedere a Carlo se ci fosse stata la possibilità di averlo per una prova. Ecco che, subito dopo il Milano Hi-Fidelity, ho trovato pronta per me una coppia di Avyra 622 da tenere per un mesetto. Unica differenza gli inserti laterali, che erano in legno rovere naturale invece che neri. Per questo ringrazio lui e il signor Giancarlo Gemmati, titolare di Morel Italia, distributrice del marchio israeliano nel nostro Paese.
Morel. Una storia tra musica e tecnologia
Quando ho letto il nome di questo diffusore da stand ho pensato subito all’antivirus che girava sul mio PC diversi anni fa, l’Avira appunto. Qualche ricerca in rete mi ha poi condotto a un fornitore di servizi di marketing e comunicazione mobile o, ancora, a un sito di prodotti per la moda e lo stile femminile. Alla fine, ho dato credito al vezzo che hanno diversi marchi Audio di utilizzare termini suggestivi per la loro produzione, imbattendomi nel lemma Avir (אויר), espressione con cui nella tradizione ebraica s’intende l’etere celeste e spirituale, letteralmente tradotto con aria. Ho trovato quindi plausibile quest’ultima ipotesi, visto che coincide sostanzialmente con il carattere sonico di questo sistema. Ma adesso parliamo dell’ultima novità Morel, nome che deriva dalla sintesi di MORdechai ELectroacoustics, un glorioso marchio la cui storia prese avvio nel 1975, quando Meir Mordechai lo fondò, mosso dal suo amore per la musica e spinto dall’ambizione di creare un altoparlante che restituisse la magia della musica nel modo più naturale possibile. Da quel momento si è sviluppata una ricerca durata davvero una vita (e che prosegue ancora oggi), esitata in successive generazioni di altoparlanti mirati a stabilire nuovi standard per quanto riguarda la qualità del suono.
Nella mente del fondatore l’unione tra musica e trasduzione elettroacustica doveva essere particolarmente salda, tanto da considerare gli altoparlanti alla pari di strumenti musicali. Ma per realizzarli si deve passare dalle parole ai fatti, dalla poesia alla tecnologia avanzata, viste le “desiderata”, e ai più moderni strumenti industriali. Per questo ogni prodotto Morel è assemblato a mano e meticolosamente testato, sottoposto a ben sette diversi test di qualità prima della sua immissione sul mercato.
Il prodotto
La nuova serie Avyra di Morel è composta di quattro modelli: il 622, diffusore da supporto protagonista della nostra prova, la torre da pavimento 633, il centrale C5 e un Subwoofer. Non manca un elegante supporto, il B1, dotato di punte e adatto proprio per il nostro 622, disponibile nelle quattro finiture di nero, bianco, noce e rovere, esattamente le stesse che vengono offerte sui diffusori. Sulle fattezze del mobile mi sono già pronunciato brevemente nelle righe introduttive e non intendo dilungarmi oltre perché le immagini dicono più di tante parole; aggiungo solo la descrizione con la griglia di protezione, la quale è tenuta in sede tramite dei piccoli magneti e risulta molto trasparente al suono. Devo fare una notazione sulla grande placca posteriore portacontatti Mono-Wiring, larga quasi quanto il mobile e tenuta in sede da ben quattordici viti. Ho cercato di rimuoverla pensando che fosse solidale con la PCB ospitante il filtro crossover, ma ho desistito perché opponeva molta resistenza e io non avevo alcuna intenzione di rovinare qualcosa. In seguito, levando il mid-woofer dal baffle, mi sono accorto che la PCB era invece alloggiata sul fondo, tenuta in sede da quattro viti. Ho approfittato per dare un’occhiata all’interno, trovando le pareti foderate di assorbente acustico in fibra di poliestere.
Un setto di rinforzo è posto subito al di sotto del tweeter, solidale con i pannelli anteriore e posteriore. Il mobile è in MDF (Medium Density Fibreboard), materiale molto spesso usato nei diffusori per la sua sordità e anche per l’economicità. Il suo spessore (misurato in corrispondenza del pannello frontale) è pari a 1,5 cm. Di adeguata sezione il cablaggio, avvolto in una sorta di guaina di materiale sintetico nero. Di qualità i contatti multifunzione, che accettano cavo spellato, banane e forcelle, come di buona fattura sono pure i Fast-On dei due altoparlanti, dorati in superficie e precisi nel loro sistema di bloccaggio. Non di rado ho dovuto battagliare con Fast-On di scarsa qualità, che non volevano saperne di scorrere liberando il conduttore. Non è assolutamente il caso di questi che equipaggiano i Morel. Notevole il crossover, che impiega un’ottima componentistica passiva: tre condensatori marchiati Morel, due induttori avvolti in aria e due resistori, uno ceramico e l’altro all’ossido di metallo con tolleranza ± 5%. Immediato arrivare ai rispettivi valori poiché indicati sui componenti stessi, tranne gli induttori, che ho misurato con il mio ponte LCR Goyerrnes GR-4070L.
Avviando una ricerca sul sito ufficiale Morel non mi è stato possibile trovare alcun modello di midwoofer targato “6B”, la sigla visibile sulla targhetta dopo aver rimosso il componente dal mobile. Ad ogni modo questo altoparlante somiglia molto, almeno nell’aspetto, a diversi modelli della gamma Classic Advanced, Elite e Titanium Former. Si potrebbe quindi trattare di un modello appositamente pensato per la serie Avyra. Stesso discorso per il tweeter, l’MDT 30NF; anche qui, se togliamo l’NF troviamo due modelli della serie Classic Advanced, il CAT 304 e il CAT 308, che sono esteticamente identici. Ma cosa rende speciali questi trasduttori elettro-meccano-acustici, curati nei minimi particolari sin dall’estetica? La prima cosa che salta all’occhio di questo midwoofer è il bel cestello aperto, che risulta aerodinamicamente efficiente, atto a ottimizzare la ventilazione e la decompressione, da cui il termine che lo identifica, Uniflow, una tecnologia che consente alle onde sonore di fluire in modo uniforme e fluido.
Data la sua particolare forma geometrica, elimina l’interferenza con i componenti mobili del woofer, così da permettere l’uso di uno spider a basso profilo per un maggior supporto e stabilità. Al centro della piastra posteriore è presente un filtro denominato Controlled Acoustic Resistance, ossia “resistenza acustica controllata”, in grado di migliorare il carico acustico controllando il flusso d’aria all’interno del driver. Tale filtro è assimilabile all’effetto di un cabinet e ottimizza la gestione della potenza del trenta per cento, fornendo un maggior controllo sul movimento del cono per un’incrementata dinamica dei bassi. Per inciso, diversi altoparlanti Morel (compreso il nostro B6) sono dotati della tecnologia EVC (tra un po’ vedremo cos’è) e sono schermati per oltre il novanta per cento. Il complesso motore è un altro dei punti di forza del marchio israeliano. Vengono utilizzati quattro sistemi motore: High Grade Ferrite, Neo Motor (NMM), Double Magnet (DMM) e Hybrid Motor (HMM), ognuno progettato per raggiungere un equilibrio molto preciso tra dimensioni, peso e flusso magnetico, particolare che garantisce l’ottimizzazione delle caratteristiche elettromagnetiche di ogni trasduttore.
Sempre parlando di motore, la Morel ha ideato l’Electro-Magnetic Linearity Offset (ELO), un’ottima medicina per curare le correnti parassite elettromagnetiche generate dal movimento del trasduttore, causa di asimmetria nel flusso magnetico. Tali correnti sono nocive per un corretto funzionamento, in gran parte responsabili della non linearità e della distorsione d’intermodulazione. Per combattere questo deleterio fenomeno, un anello di cortocircuito in rame viene posizionato sulla piastra superiore e sul polo, appunto per contrastare la modulazione del flusso magnetico creata dalle correnti parassite. Il risultato è una riduzione della distorsione e una risposta in frequenza più uniforme. Procediamo per acronimi, incontrando l’EVC (External Voice Coil), che prevede l’utilizzo di bobine mobili fino a tre volte più grandi di quelle presenti negli altoparlanti convenzionali. Notevoli i vantaggi conseguiti, riassumibili in una miglior dissipazione del calore, gestione della potenza e linearità. La tecnologia EVC comporta lo spostamento del sistema motore magnetico all’interno della bobina mobile, mentre solitamente è posto all’esterno, così da eliminare il flusso magnetico disperso e indirizzare efficacemente tutta l’energia magnetica alla bobina mobile.
Secondo la Morel, quest’architettura è di oltre il novanta per cento più efficiente rispetto alla configurazione convenzionale. La bobina mobile (del tipo Under-Hung) è in Hexatech, realizzata al cento per cento con filo di alluminio a forma di nido d’ape, una geometria che consente di ridurre gli spazi vuoti negli avvolgimenti, aumentandone così l’efficienza fino al venti per cento. Inoltre, queste bobine sono molto leggere, responsabili dell’ottima risposta ai transienti che vantano gli altoparlanti Morel. Il loro supporto è in titanio, materiale noto per la sua elevata rigidità, leggerezza, trasferimento di calore e caratteristiche conduttive. Ma non è finita qui. L’equipaggio mobile si avvantaggia della tecnologia PFS (Progression Field Symmetry), per produrre un’escursione lineare più lunga e permettere allo spider e alla sospensione esterna di essere particolarmente prestanti, in particolare a livelli di uscita elevati, e agire progressivamente come ammortizzatori per impedire lo spostamento verso il fondo della bobina mobile. Passiamo alla membrana, anch’essa non banale: un cono monoblocco TLC (Triple Layer Composite), formata da uno strato superiore in fibra di carbonio intrecciata, un’anima in schiuma Rohacell e uno strato sottostante in fibra di carbonio non intrecciata.
In buona sostanza, una struttura proprietaria ben equilibrata tra peso, rigidità ultra elevata e notevoli caratteristiche di autosmorzamento. La sospensione esterna, infine, è in gomma naturale e composito di schiuma. Il tweeter MDT 30NF beneficia delle caratteristiche sin qui citate (schermatura, sistemi motore, ELO, EVC, Hexatech, supporto della bobina mobile Under-Hung in titanio), aggiungendone altre legate alla sua natura di trasduttore per le alte frequenze. Parliamo della IRC (Integrated Rear Chamber), una camera posteriore integrata altamente smorzata, progettata per decomprimere la modulazione dell’aria dietro il diaframma del tweeter e della tecnologia Acuflex, la quale prevede che sulla cupola morbida venga applicato a mano un composto smorzante, appositamente progettato, per incrementare rigidità e smorzamento, in tal modo da migliorare la chiarezza e la larghezza di banda del tweeter. Il diaframma così trattato presenta una cancellazione controllata del Break-Up, il che significa che ogni fenomeno di Break-Up viene contrastato da un altro nella direzione opposta, consentendo una risposta in frequenza uniforme.
Questo fenomeno, per chi non lo sapesse, avviene quando la membrana smette di funzionare come un pistone rigido e oscilla in modo non uniforme nei suoi vari punti, con conseguenze ben visibili alla risposta in frequenza. Un accorgimento aiuta questo tweeter Morel raffreddato con fluido ferroso nella sua emissione: la geometria a cupola alta, che garantisce un’ampia dispersione e prestazioni eccellenti fuori asse. Cosa che potremo apprezzare appieno nella pagina dedicata alle misure.
Conclusioni
Le Morel Avyra 622 fanno parte di quella credo ristretta schiera di diffusori che sanno essere analitici senza diventare sterilmente “chirurgici”, ligi a quella filosofia esternata sin dagli esordi del marchio di Meir Mordechai, che pareggiava un trasduttore elettro-meccano-acustico a uno strumento musicale. Un diffusore intenzionato a sembrare più imponente di quanto il suo fisico lasci presagire. E ci riesce benissimo, non facendo troppo rimpiangere le prestazioni di una torre snella da pavimento, che comunque nella gamma Avyra esiste.Questi sistemi d’altoparlanti danno una sonora lezione a chi afferma che solo con grandi cifre è possibile conseguire grandi risultati. Per l’eclettismo dimostrato in ogni genere musicale, per la notevole qualità del suono, per l’ottimo rapporto qualità/prezzo e anche per l’originale estetica, credo che meritino pienamente l’appellativo di Best Buy.
Morel Avyra 622 Diffusore due vie da piedistallo. Distributore per l’Italia: Morel HiFi, Gemmati Giancarlo S.a.s Via Principe Eugenio 63, 20155 Milano. Tel. 379 123 4693 www.morelhifi.com Prezzo di listino 1349,00 euro la coppia (IVA inclusa) Caratteristiche dichiarate dal costruttore: Tipo: 2 vie da supporto caricato Bass-Reflex. Sensibilità: 88 dB/2,83V/1 m). Potenza raccomandata 200 W. Potenza di picco: 1000 W. Impedenza nominale: 4 Ohm. Risposta in frequenza: 35 Hz – 20 kHz (+2 dB/-3 dB). Frequenza d’incrocio: 2,2 kHz. Altoparlanti: mid-woofer 16 cm (6″), tweeter 28 mm (1,1″). Peso: 8 kg. Finitura: bianco, nero, nero con finitura quercia o noce. |
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