Quando devo affrontare, in termini di analisi e di valutazione, il capitolo cavi audio, sento il dovere di avvisare il lettore e l’appassionato che è come avventurarsi in un campo minato per il semplicissimo fatto che non esiste nell’hardware un prodotto così soggettivo e dipendente dal tipo di catena d’ascolto che si possiede.

Questo soprattutto quando il cavo in questione si avvale di una lega di puro argento, in quanto anche in questo caso il riscontro di un suono migliore o peggiore dipende dall’impianto che possediamo. Insomma, l’argento puro è una gran brutta bestia: può risultare ottimale, permettendo un salto di qualità non indifferente, oppure controproducente, svilendo il suono e causando problemi, come quello, tanto per fare un esempio, di un principio di saturazione nella gamma acuta. Quindi, soprattutto quando un cavo costa, e già di per sé l’argento puro come materiale ha un prezzo di base non indifferente, se si ha la possibilità di farlo, è quantomeno consigliabile provarlo sempre sul proprio impianto prima di comprarlo.

Tale succinta premessa mi è apparsa indispensabile, tenuto conto che andrò ora a spiegare quanto ho avuto modo di ascoltare, a livello di test con due cavi, entrambi dell’azienda veneta La Sound di Paolo Marchetti, la quale nel giro di poco tempo si è fatta un nome, in termini di qualità e di affidabilità, nel giro degli appassionati e degli audiofili. I prodotti in questione sono una coppia di cavi sbilanciati di interconnessione RCA EVO1, che appartiene alla linea entry level Deviank (faccio subito presente, per chi non lo sapesse, che nel caso de La Sound il termine entry level è, come vedremo, davvero da prendere con le molle), e un cavo USB EVO1 che fa parte, invece, del top level Olympia.

I prodotti

La prima cosa da chiarire è che tutte le leghe dei cavi La Sound sono realizzate in casa, il che rappresenta un grandissimo vantaggio, sia in termini di qualità, sia di controllo dal primo all’ultimo passaggio del prodotto. Così, restando sulla linea Deviank, tutti i cavi entry level sono costruiti con conduttori solid core 21 AWG e 23 AWG (l’acronimo AWG sta per American Wire Gauge e determina in un cavo l’area totale della sezione del conduttore, che determina a sua volta la sua capacità di trasporto della corrente e la sua resistenza elettrica) e prodotti con una lega ottenuta miscelando rame puro (4N OFC) e argento puro (99,99% 4N), fusi assieme in colata continua nello stabilimento COMAR, di proprietà dello stesso Marchetti. Inoltre, bisogna tenere presente che, come afferma la stessa azienda, la lega prodotta e impiegata per la realizzazione dei conduttori presenta una struttura omogenea con una grana ultrafine (range medio da 0,80 a 4 micron), esente da impurità e con una ottima conducibilità. Al contrario, i cavi della linea Olympia, top di gamma, vantano conduttori in argento puro 99,99% 4N, con processo di colata continua, e sono realizzati in solid core 16 AWG, 21 AWG e 23 AWG. Entrando nello specifico, la filosofia dell’azienda veneta può essere notata già dal tipo di confezione con cui sono venduti i suoi prodotti e come vengono preservati, in modo da garantirne le proprietà. Sia i cavi di interconnessione, sia quello USB, sono presentati in una scatola di cartone rigido assai resistente, la cui sagomatura è realizzata per ospitarli in modo ottimale. Nella confezione dei cavi RCA è presente anche una pezzuola in tessuto per poter maneggiare e pulire i connettori senza sporcarli, mentre in quella del cavo USB viene messo a disposizione un paio di guanti in cotone che ha lo stesso obiettivo. Infine, tutti i connettori sono inguainati in una calza a rete protettiva, onde prevenire improvvidi graffi, calza che può essere ovviamente sfilata nel momento stesso in cui i cavi vengono utilizzati.

Osservandoli con maggiore attenzione, non si può fare a meno di notare la qualità dei componenti e del materiale utilizzato (raramente ho potuto ammirare dei connettori placcati in platino, come quelli in dotazione per i cavi di interconnessione RCA, con un livello di solidità, di cura e di raffinatezza così elevato, oltre a vantare un serraggio davvero efficace), così come l’ottima flessibilità dei cavi, che permettono di essere facilmente posizionati nella propria catena d’ascolto. Il patron Paolo Marchetti consiglia un rodaggio di questi cavi di almeno quarantotto ore, cosa che da parte mia non ho avuto bisogno di fare, in quanto quelli avuti in prova erano già rodati a dovere.

Il test di ascolto

Non dico di essere andato sul velluto, quando mi sono apprestato all’ascolto della coppia di cavi RCA Deviank e di quello USB Olympia, ma poco ci è mancato, per il semplice fatto che già in passato avevo avuto modo di saggiare la loro qualità e la loro affidabilità (per la precisione, ho avuto sottomano la coppia di cavi RCA prephono, sia della linea Deviank, sia di quella Olympia, ossia con una lega di rame e argento e l’altra in puro argento, oltre che i cavi di potenza della linea entry level), ma la mia curiosità risiedeva soprattutto nel fatto che, nel frattempo, avevo avuto modo di cambiare casa e, soprattutto, ambiente di ascolto, in quanto nella nuova abitazione non solo ho avuto a disposizione un locale maggiormente adatto ad ospitare il mio (voluminoso e ingombrante) impianto, ma anche perché non dovendolo più condividere con la mia dolce metà (ucci, ucci, sento odor di famigerato Wife Approval Factor… ), ho potuto trattarlo acusticamente in modo più accurato ed efficace. Quindi, alla luce di quanto premesso, rispetto alla situazione precedente, ero interessato a verificare la reazione di un cavo in lega di puro argento.

Dapprima, ho voluto raffrontare l’esperienza d’ascolto con i prodotti La Sound mediante i cavi di interconnessione RCA, tanto per “riscaldare l’atmosfera”, sia con un disco digitale, sia con uno analogico. Mi sono bastati pochi secondi di un CD che conosco come le mie tasche, un superbo xrcd24 della Lim, per essere esatti, quello con i Concerti per pianoforte di Schumann e Grieg, con Radu Lupu solista e André Previn alla testa della London Symphony Orchestra, per rendermi conto che quanto offerto dall’azienda veneta, in fatto di esaltazione del suono, unito a un’ottima neutralità della resa timbrica, continuava ad essere una rassicurante realtà audiofila. Prima di tutto, i cavi RCA hanno mostrato la capacità di controllare, disciplinare ed evidenziare la gamma acuta e medio-acuta con una brillantezza che non è mai diventata sguaiata, esondante, ma capace di lavorare sulle sfumature (il pianoforte del sommo pianista rumeno, con il raffinato fraseggio nei due capolavori romantici, si è trasformato in una sontuosa filigrana di accenti e di colori nel registro governato con la mano destra), così come di permettere un decadimento degli armonici nella gamma grave che non ha lasciato aloni nell’aria, ma che si è riassorbito nello spazio sonoro con la dovuta velocità e la corretta asciuttezza. E poi la percezione di ciò che si trovava intorno e dentro l’evento sonoro, ossia la distanza perfettamente avvertibile che si viene a creare tra strumento solista e compagine orchestrale, con la possibilità di immaginare/misurare la loro distanza fisica, qualità che si riesce a manifestare idealmente allorquando il concetto di profondità fa rima con quello di credibilità.

Cavi sbilanciati di interconnessione RCA EVO1 linea Deviank

Ricordo che ci troviamo di fronte a dei cavi RCA che appartengono alla linea entry level, e qui devo aprire una parentesi: se si tiene conto del loro prezzo, esattamente 1.050 euro per un metro di lunghezza, e della qualità dimostrate, l’etichetta di entry level fa semplicemente ridere, ma se teniamo conto del materiale utilizzato in ogni singolo componente, del lavoro di progettazione e di realizzazione e del concetto di filosofia del suono inseguito dall’azienda di Paolo Marchetti, il livello a dir poco esasperato, nel significato positivo e stimolante del termine, imposto da La Sound, fa sì che i prodotti che rientrano qui nella linea entry level in un’altra azienda potrebbero essere tranquillamente ospitati in una categoria decisamente superiore. E sempre per ciò che riguarda questo livello di qualità e di prestazioni, c’è da fare un’altra considerazione: un prodotto entry level de La Sound non vuol dire che dev’essere automaticamente indirizzato o accostato a una catena audio altrettanto entry level. Questo sarebbe un errore gravissimo, poiché per i motivi di cui sopra, un cavo di qualità, persino di altissima qualità, non può fare miracoli, ossia trasformare un impianto di ascolto di modeste prestazioni in un mostro Hi-End, ma può permettere di ottenere il meglio da un impianto in grado di recepire il salto di qualità proposto da un cavo di questo livello. Ecco perché questi cavi RCA della linea Deviank meritano di essere messi a disposizione di una catena audio di una certa importanza, in quanto, faccio un paragone estremo, non si può sperare di ottenere un balzo delle prestazioni da parte di una Cinquecento se si utilizza la scatola del cambio di una Ferrari…

Il CD e lo LP ascoltati per la valutazione dei cavi RCA della linea Deviank.

L’ascolto di una registrazione analogica alla quale tengo tantissimo, più per motivi affettivi ed artistici e non certo per quelli tecnici, ossia La Traviata verdiana incisa dalla famigerata DG degli anni Settanta, e diretta al fulmicotone da Carlos Kleiber, con Ileana Cotrubas, Placido Domingo e Sherrill Milnes, ci fa capire come si deve comportare un cavo di interconnessione di indubbia qualità, come quello dell’azienda veneta, ossia capace di restituire semplicemente nel modo più veritiero possibile quanto viene offerto in fatto di decodificazione delle informazioni riportate in una determinata registrazione, che sia tecnicamente di ottima o di pessima fattura. E qui, di pessime cose ce ne sono, limitate in parte dalla sovrumana direzione del sommo Kleiber, a cominciare da un pauroso sbilanciamento del registro acuto che corrode e infetta tutto il resto (a volte, come sul finire del primo atto, la voce del soprano greco diviene quasi insopportabile), così come la compagine del Bayerisches Staatsorchester, che gli sciagurati tecnici del suono dell’etichetta gialla hanno preso e scaraventato in faccia all’ascoltatore, il quale si ritrova praticamente le punte degli archetti dei violini e delle viole negli occhi… Ebbene, la coppia di cavi della linea Deviank non ha fatto altro che focalizzare meglio, si fa per dire, tali pecche, tali difetti, andando ad aiutare ulteriormente gli altri componenti della mia catena audio a restituire con maggiore efficacia il risultato tecnico di questa registrazione, perché, lo ricordo ancora una volta, alta fedeltà non significa far suonare meglio ciò che prima si ascoltava peggio, ma soltanto riproporre con maggiore realtà ciò che di buono o di sbagliato esiste a monte, ossia sul supporto registrato, il quale è solo il risultato di tutte le informazioni sonore in esso contenute.

Cavo USB EVO1 linea Olimpya

Chiarito ciò, a quel punto, ed ero veramente MOLTO curioso, sono passato al test d’ascolto del cavo USB della linea top di gamma Olympia. Per metterlo alla prova al meglio, ho scelto due titoli che già possedevo rispettivamente in LP e CD, ossia le Sinfonie n. 3 & 4 di Mendelssohn dirette da Claudio Abbado con la London Symphony Orchestra pubblicate dalla Decca e dei brani orchestrali tratti da opere di Wagner con quel marpione di Leopold Stokowski alla testa della Royal Philharmonic Orchestra, della Symphony of the Air York e della London Symphony Orchestra registrate dalla RCA, titoli che però ho scaricato dalla piattaforma CBH Music in formato 192/24 tanto per non farmi mancare niente… Grandi incisioni con la presenza di opere che impegnano massicce compagini orchestrali e le cui sezioni sono continuamente sollecitate, con repentini passaggi dal ppp al fff e viceversa. E, a proposito di sezioni, proprio per testare la gamma acuta, ho ascoltato con attenzione l’incipit dell’ultimo tempo della Sinfonia Scozzese di Mendelssohn, scandito dal passaggio velocissimo e guizzante degli archi, che mette per l’appunto a dura prova la riproduzione del registro acuto, cosa che il cavo USB de La Sound ha affrontato e digerito con la massima naturalezza, senza mostrare una punta di saturazione o di allarmante “enfatizzazione”, ma restituendo tutte le sfumature setose date dai violini in modo impeccabile e, allo stesso tempo, con una velocità impressionante! E sempre per saggiare velocità, spazialità e sovrapposizione delle sezioni, ho ovviamente ascoltato l’inflazionatissima Cavalcata delle Valchirie wagneriana nella quale Stokowski ci ha sguazzato alla grande, con dosi sovrabbondanti di stentorea pomposità, in una registrazione che vede anche la presenza delle voci femminili, tanto per complicare la resa timbrica del brano. Ebbene, l’irruzione degli ottoni, con l’incalzare dei corni, è stata tratteggiata dal cavo USB con quella grana ideale fatta da un ristrettissimo equilibrio in cui si esprimono il tipico timbro “grasso” degli strumenti in questione unitamente alla velocità degli armonici che devono cadere a picco, senza lasciare sentori nell’aria. E poi le voci dei soprani e dei contralti che, a livello di equilibrio tonale, sono state rese con il dovuto scontorno, facendosi un ricco baffo della potenza al cubo sparata dagli ottoni (va bene, Stokowski esagerava in fatto di magniloquenza, ma qui mi ha fatto gioco proprio perché volevo sentire come il cavo in questione avrebbe disciplinato tutto questo pandemonio timbrico!). E la stessa naturalezza, la medesima capacità di restituire spazialmente le varie sezioni orchestrali, con tanta, tantissima aria intorno, si è avuta con l’ascolto con il celeberrimo Vorspiel del primo atto del Tristan und Isolde, in cui i piani timbrici, fino all’esplosione del tutti che avviene nella parte centrale del brano, degli archi, dei fiati, degli ottoni e delle percussioni si sono idealmente dispiegati al mio udito, senza provocare il minimo disagio e fatica di ascolto.

Le cover delle tracce audio in altissima risoluzione della CBH Music utilizzate per valutare il cavo USB della linea Olympia.

Conclusioni

Proprio in sede di conclusioni desidero svelare il costo del cavo USB della linea Olympia, ossia 1.150 euro, che sia per questioni di mercato (se ci fate caso e vi informate, capirete che il prezzo dell’argento è semplicemente impazzito), sia per le prestazioni che questo prodotto permette di avere, non risulta essere altrettanto “impazzito”, anzi… Certo, anche in questo caso vale lo stesso discorso che si è fatto con i cavi RCA della linea Deviank, ossia che questo componente ha bisogno di essere valorizzato con DAC dotati di attributi di una certa entità, in quanto ciò che riesce a restituire a livello di informazioni lo pone ai vertici della sua categoria, senza dimenticare che, per via della già citata filosofia del suono voluta dall’azienda veneta, anche i prodotti della linea entry level rappresentano un unicum per via della qualità espressa (dopo aver ascoltato della Deviank, oltre ai cavi di interconnessione RCA, anche il cavo prephono e i cavi di potenza, posso ben dire di avere maturato la dovuta esperienza). Insomma, ci troviamo di fronte a una vera e propria eccellenza italica nel panorama della produzione audio, della quale, se si vuole avere un “valore aggiunto” nella propria catena d’ascolto, bisogna tener assolutamente conto.

Andrea Bedetti

Produttore: LA SOUND – Linea: Deviank & Olympia

Cavi sbilanciati RCA EVO1

Linea Deviank

Capacità [pF]: 65,00

Resistenza [mΩ]: 112,00

Induttanza [μH]: 1,13

Sezione (mm2): 0,4

Lunghezza (m): 0,25 – 0,5 – 1 – 1,5 – 2 – 2,5 – 3 – 3,5

Cavo USB EVO1

Linea Olimpya

Capacità [pF]: 69,60

Resistenza [mΩ]: 140,00

Induttanza [μH]: 1,20

Sezione (mm2): 0,4

Lunghezza (m): 0,5 – 1 – 1,5 – 2 – 2,5 – 3 – 3,5

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