Una recente registrazione della label tedesca TYXart permette di conoscere meglio uno dei maggiori virtuosi del corno dello scorso secolo, il francese Georges Barboteu, il quale fece parte di compagini orchestrali prestigiose, quali l’Orchestre Lamoureux e l’Orchestre de Paris, oltre a incidere diversi dischi con l’etichetta Erato. In questo disco, il suo allievo Hervé Joulain presenta dieci brani cameristici composti dallo stesso Barboteu, mettendo in mostra uno straordinario virtuosismo e una tecnica di esecuzione sopraffina.
L’etichetta discografica tedesca TYXart, con sede a Nittendorf, in Baviera, specializzata in musica classica e jazz, non è ancora molto conosciuta in Italia e ciò è un peccato, in quanto oltre a presentare titoli e artisti di un certo interesse, vanta anche registrazioni tecnicamente assai valide, spesso rilasciate nel formato 24/96, curate con attenzione dal produttore Andreas Ziegler. Mi sembra, quindi, doveroso cominciare a presentarla attraverso uno degli ultimi titoli pubblicati, dedicato a uno dei maggiori cornisti del Novecento, il francese Georges Barboteu, del quale quest’anno si ricorda il suo centenario della nascita. Per questo, uno dei suoi migliori allievi, il connazionale Hervé Joulain, ha voluto ricordarlo con questo disco, intitolato Jeux – Georges Barboteu Centenaire, presentando alcuni pezzi cameristici scritti dal grande cornista, il quale fu anche un valente compositore per il suo strumento. A coadiuvare Joulain in questo progetto discografico la pianista Tatiana Chernichka e il Leopold Mozart String Quartet, formato da Jung-Eun Shin e Aleksandra Manic ai violini, Christian Döring alla viola e Johannes Gutfleisch al violoncello.
Nato ad Algeri e figlio di un insegnante di corno al Conservatorio locale, Georges seguì ben presto le orme paterne, iniziando a suonare all’età di nove anni e vincendo il primo premio a undici. Tre anni dopo, entrò a far parte dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Algeri e, nel 1948, nell’Orchestre National de France. Due anni più tardi, per affinare meglio la conoscenza del corno, continuò gli studi al Conservatorio di Parigi e nel 1951 si aggiudicò il primo premio al Concorso Internazionale di Musica di Ginevra. La fama di Barboteu è legata al fatto che per molti anni è stato il principale cornista dell’Orchestre Lamoureux e, dal 1969 in poi, dell’Orchestre de Paris. Inoltre, ebbe la cattedra di corno al Conservatorio parigino dal 1969 al 1989. Barboteu ha lasciato un’importante discografia, registrando numerose pagine di musica da camera e concertistica, spaziando dal XVII secolo fino all’epoca contemporanea. La maggior parte di queste incisioni furono fatte dall’etichetta Erato, tra cui sono da ricordare almeno quelle dedicate al concerto per corno di Michael Haydn, al concerto per doppio corno di Joseph Haydn e al concerto in re maggiore di Georg Friedrich Telemann, tutti registrate con l’orchestra da camera di Jean-François Paillard, oltre al tecnicamente impervio Concertino per corno e orchestra di Carl Maria von Weber, registrato con Theodor Guschlbauer. Autore di testi dedicati al suo strumento, il cornista di Algeri compose anche una quarantina di brani per solo corno o con altri strumenti, dieci dei quali sono per l’appunto riuniti in questa registrazione della TYXart.
La tracklist del disco si apre con il brano che dà il titolo alla registrazione, Jeux. Si tratta di un quartetto per corni, composto nel 1972, un pezzo che dimostra perfettamente come Barboteu padroneggiava perfettamente la materia cornistica, al punto da divertirsi a inventare effetti acustici tra due gruppi contrapposti di esecutori, che si lasciano andare ad invettive umoristiche e a vere e proprie prese in giro, per poi amichevolmente riconciliarsi, il tutto grazie a un’ampia gamma di effetti, tra doppi staccati, glissando e virtuosismi effettuati con la lingua. Come ricorda lo stesso Joulain, che ha curato anche le note di accompagnamento, nella cerchia degli appassionati Barboteu divenne famoso grazie ai suoi Études concertantes per corno solo. Da questi Studi Joulain ha dato vita a una Suite concertante, che raggruppa quattro di essi (esattamente i numeri 1, 5, 8 e 10) e attraverso i quali mostra a che livello tecnico fosse giunto il cornista di Algeri.
Segue il Quartetto n.1 per quattro corni, tra i brani più famosi di Barboteu, il più eseguito, soprattutto nei conservatori, suddiviso in tre tempi. Il rapporto tra corno e un altro strumento viene mostrato dal brano Médium, risalente al 1987 e scritto per corno e pianoforte, la cui struttura riporta alla mente l’Elégie, sempre per lo stesso organico, di Francis Poulenc, con la quale condivide la medesima oscurità timbrica, dovuta al fatto che entrambi i brani furono creati per ricordare un altro notevole cornista francese, François Brichard. Sologne è un affascinante quartetto di corni che inizia con un corale ricco e oscuro, pieno di domande e armonie inaspettate, seguite da un tempo veloce e regolare, che inizia con un solo corno che suona un tipico segnale di richiamo che rimanda alla musica da caccia. Ciò ci fa comprendere che questo pezzo rappresenta simbolicamente le vicende di una battuta di caccia, con i quattro corni che simulano i comportamenti dei cacciatori e dei loro segugi.
Prendendo come spunto due Études Classiques, per la precisione i numeri 3 e 7, composti per solo corno, Joulain ha chiesto al cornista e compositore Pascal Proust di armonizzarli con l’accompagnamento di un pianoforte e il cui risultato è il brano successivo, ossia la Suite Classique, suddivisa nei tempi di Moderato e Allegretto. La storia del quartetto per corni Noël, la cui partitura risale al 1961, è assai particolare, in quanto sembra che, oltre a non essere mai stato registrato prima, non sia nemmeno stato ascoltato dallo stesso Barboteu. Per inciderlo, Joulain anche in questo caso ha eseguito singolarmente le parti dei quattro corni, per poi sovrapporli in fase di editing e che, a livello di composizione, soprattutto nel terzo e ultimo tempo chiamato Jeux, dimostra l’interesse che il cornista di Algeri nutriva per il genere jazz.
L’Étude Classique n. 1 per solo corno è un chiaro omaggio e riferimento all’opera bachiana, in quanto si avverte chiaramente quel tipico stile creato e sviluppato dal sommo Kantor, mentre il penultimo pezzo della tracklist, il Triptyque per corno e quartetto per archi (1993), fu dedicato da Barboteu allo stesso Hervé Joulain. Quest’opera, composta da tre tempi ben distinti, si apre con una cadenza di corno il cui stile può essere tranquillamente definito post-weberniano (cosa assai particolare, tenuto conto che Barboteu non era solito comporre secondo il linguaggio della musica contemporanea). La relativa aggressività del discorso o, meglio, della “declamazione” si calma e si addolcisce rapidamente per diventare interrogativa e infine rassegnata nel momento in cui entrano in azione gli archi. È interessante notare come il cornista di Algeri sia riuscito soprattutto a far dialogare il violoncello con il corno, il quale viene definito, per il suo particolare timbro votato al medio-grave, il “violoncello degli ottoni”. Il brevissimo e delizioso Au Paradis conclude la selezione di brani voluta dall’allievo di Georges Barboteu.
Va da sé che un disco come questo può interessare principalmente i cultori della famiglia degli ottoni e, in particolar modo, del corno, in quanto un ascolto che supera l’ora di durata con protagonista assoluto tale strumento può risultare effettivamente stucchevole, a meno che non si abbia un rapporto di amore assoluto nei suoi confronti. Ma è anche vero che la piacevolezza di tale ascolto è offerto dalla strabiliante interpretazione di Hervé Joulain, il quale mette in campo un virtuosismo di rara efficacia, che scaturisce da una tecnica superlativa e da una capacità unica nel donare espressività e profluvio di sfumature timbriche al corno, senza tener conto che dietro a tutti i brani in cui è presente un quartetto per corni c’è, come ho già fatto presente, la sua sola presenza, con l’esecuzione separata delle quattro tracce, sovrapposte poi in sede di montaggio. A parte l’impeccabile intonazione che il cornista francese mette in mostra, sta di fatto che proprio un disco come questo può far comprendere a un ascoltatore distratto o non competente quanto sia difficile padroneggiare uno strumento come il corno. Anche se di solo contorno, risultano adeguate le esecuzioni della pianista Tatiana Chernichka e del Leopold Mozart String Quartet, chiaramente sovrastati dalla preponderanza data dal corno di Hervé Joulain.
La presa del suono è stata curata ottimamente da Hans Lorenzen, in quanto fissare uno strumento come il corno, da protagonista assoluto, non è semplice, poiché passa da un timbro risolutamente “astringente” nella gamma acuta ad uno tipicamente “grasso” quando scende a quello medio-grave. Tutto ciò dev’essere catturato senza che il suono risulti “slabbrato” e sfuocato nel decadimento degli armonici, cosa che Lorenzen dimostra di saper fare grazie a una dinamica che è energica e veloce, senza però andare “fuori giri”, poiché il passaggio, anche repentino, dal registro acuto a quello medio-grave avviene sempre restituendo un timbro preciso e focalizzato assai bene. Il palcoscenico sonoro, soprattutto nei brani per solo corno, presenta lo strumento in una profondità assai pronunciata, senza però denunciare carenze di messa a fuoco e di presenza fisica, mentre quando il corno dialoga con il pianoforte o con il quartetto per archi, la sua ricostruzione è più ravvicinata (anche in questo caso non si manifestano difetti di sorta). L’equilibrio tonale è altresì convincente, senza indebite sovrapposizioni nella proposizione dei registri, e da ultimo il dettaglio è piacevolmente materico, capace di restituire quella audiofila sensazione “tattile”, senza portare ad un affaticamento nella fase di ascolto.
- Georges Barboteu – Jeux – Georges Barboteu Centenaire
- Hervé Joulain (corno & quartetto di corni) – Tatiana Chernichka (pianoforte) – Leopold Mozart String Quartet
- CD TYXart TXA23180
Giudizio artistico 5/5
Giudizio tecnico 4/5
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