Scheda n. 1 nel volume
1000 Dischi per un Secolo, 1900-2000
ed. Il Saggiatore
[in vendita nel nostro store]
Con Tosca, Giacomo Puccini chiude il XIX secolo e apre il nuovo, grazie a una partitura nota al pubblico principalmente per le tre indimenticabili arie, una per atto (Recondita armonia, Vissi d’arte e E lucevan le stelle), ma che di fatto è un’imparagonabile sintesi dei linguaggi classici del melodramma italiano o, meglio, del teatro d’opera in generale. Senza mai perdere la personale cifra stilistica dell’autore, Tosca rivela un’attenzione discreta alla contemporaneità, associata a una perspicace previsione del futuro prossimo.
Puccini compone su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, ispirato dall’omonimo testo di Victorien Sardou. Già nell’incipit, con quegli accordi a distanza di tritono associati al personaggio di Scarpia, secondo la tecnica wagneriana del Leitmotiv, lancia un dardo impietoso contro l’armonia classica. Si tratta di una dichiarazione di intenti più che esplicita, posta proprio in apertura dell’opera. Riferimenti a Claude Debussy si ritrovano in vari punti e in particolare nell’introduzione della prima aria del primo atto. Il secondo atto ha invece un sapore avveniristico, quasi un’anticipazione dell’espressionismo musicale tedesco. Scrive Elvio Giudici: «Il dettaglio di fraseggio, tanto orchestrale che vocale, è il vero perno attorno a cui ruotano tutte le partiture di Puccini» [L’Opera in CD e video, il Saggiatore, Milano 2007, p. 1017]. Una summa sublime che racchiude in sé il senso di tutta la musica (se non della storia dell’arte in generale) del XX secolo, dove il processo del «includere e trascendere» il passato diventa parola d’ordine imprescindibile e talvolta arrogante dogma.
DISCO 1
Atto I
Ah! Finalmente!
Dammi i colori… – Recondita armonia
Gente là dentro!
Mario! Mario! Mario!
Ah, quegli occhi… – Quale occhio al mondo può star di paro
E buona la mia Tosca – Siam soli?
Un tal baccano in chiesa! Bel rispetto!
Tosca? Che non mi veda
Ed io venivo a lui tutta dogliosa
Finale – Tre sbirri… Una carrozza… Presto – Te Deum
DISCO 2
Atto II
Tosca e un buon falco!
Ha più forte sapore – Spoletta è giunto
Meno male! – Egli è là
Dov’è dunque Angelotti?
Ed or fra noi parliam da buoni amici
Sciarrone, che dice il cavalier?
Orsù, Tosca, parlate – Non so nulla!
Nel pozzo, nel giardino!
Nel pozzo del giardino – Va’, Spoletta!
Se la giurata fede
Vissi d’arte, vissi d’amore
Vedi, le man giunte io stendo a te
E qual via scegliete?
Atto III
Preludio – Io de’ sospiri
Mario Cavaradossi? – A voi
E lucevan le stelle
Franchigia a Floria Tosca
O dolci mani
E non giungono
Come è lunga l’attesa!
Presto, su! Mario!
ORGANICO
- tre flauti (secondo e terzo anche ottavino), due oboi, corno inglese, due clarinetti, clarinetto basso, due fagotti, controfagotto, quattro corni, tre trombe, tre tromboni, trombone basso, timpani, tamburo, triangolo, piatti, tam-tam, grancassa, glockenspiel, celesta, campanelli, arpa, archi
- orchestra sul palco: flauto, viola, arpa, quattro corni, tre tromboni, campane, organo, due tamburi, fucili, cannone
- coro e voci soliste
EDIZIONE DI RIFERIMENTO
All Saints’ Church, Tooting, Londra, maggio 1990
- Mirella Freni (soprano); Plácido Domingo, Anthony Laciura (tenore); Bryn Terfel (baritono); Samuel Ramey, Angelo Veccia, Ralf Lukas, Bryan Secombe (basso); Lee Tiernan (voce bianca)
- Chorus of the Royal Opera House, Covent Garden
- Children Chorus of the Royal Opera House, Covent Garden
- Philharmonia Orchestra
- Giuseppe Sinopoli (dir)
EDIZIONE ALTERNATIVA
Teatro alla Scala, Milano, 1953
- Maria Callas (soprano); Giuseppe di Stefano, Angelo Mercuriali (tenore); Tito Gobbi (baritono); Melchiorre Luise, Franco Calabrese, Dario Caselli (basso); Alvaro Cordova (voce bianca)
- Coro della Scala di Milano; dir. Vittore Veneziani
- Orchestra della Scala di Milano; dir. Victor De Sabata
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