Enrico Merlin, Miles Davis 1959 e gli ircocervi

Il Trentino Alto-Adige, deliziosa regione italiana piena di montagne, fiumi dalle acque sonoramente cristalline e speck, ha un effetto corroborante e di indefettibile sostegno della corteccia frontale dei suoi abitanti, avendo dato i natali senza poi riprenderseli a una delle figure più peculiari, strane, onnicompresive e iperdialoganti del jazz, suonato, scritto e pensato, italiano, ossia Enrico, nome, e Merlin con fine sdrucciola, cognome. Enrico Merlin è una specie di ircocervo, è un animale strano che Aristotele aveva cercato di descrivere senza riuscire mai a risalire alla sua essenza, e se non ci è riuscito Aristotele non vedo ragione alcuna perché dovrei farlo io: è un musicista, suona la chitarra, spesso non la sua, in contesti, orrenda parola che ha partorito un figlio illegittimo, contestualizzazione, che vanno dal dixieland a Xenakis fatto in terzine, scrive libri di impianto poderoso, enciclopedie della musica che dell’enciclopedismo hanno la cogente circolarità e che diventano compagni di percorso delle vite di chi abbia voglia di capire come tra Sidney Bechet e Albert Ayler ci sia una linea sottile e indistruttibile, sono telai mentali sui quali tessere la propria rete di conoscenza. Si avverte, se si presta la dovuta attenzione, come dietro l’impianto che ho prima definito poderoso di queste opere c’è una mente, per quanto deviata, intensamente febbrile, una ordalia sinaptica che ti porta in altissimo, poi in basso, poi al centro, poi ancora in altissimo. Da questa mente prensile e inesausta sboccia, improvvisa, l’opera delle opere, un laterizio di cellulosa che si intitola, kantianamente, Miles Davis 1959 – a day-by-day chronology. Quello che segue il titolo non è un errore ma la spiegazione di quello che c’è tra queste pagine, e tra di esse c’è la vita di Miles Davis nel 1959 descritta con tale precisione, con tale ricchezza di fonti documentali, con tale precisione che sembra un pezzo di nouvelle histoire di Le Goff, per quanto Miles Davis non fosse, esattamente, una persona comune. Il motivo, che c’è, per il quale è stato scelto il 1959 non ve lo diciamo, bisogna lasciare un po’ di mistero nelle storie del mondo per evitare la noja della mancata agnizione ma vi facciamo un invito: con un libro di queste dimensioni potete toccare, se ci passate sopra le mani, la mathesis universalis cartesiana, avrete la spiegazione cartacea di tutto quello che è successo e anche di quello che poteva succedere, col brivido addizionale di poter chiedere quello che non avete capito all’autore che è ancora vivo e vegeto, sia pure con un sacco di doppie punte, laddove Cartesio è morto nel 1650. Esiste, per chi ha dentro di sé l’animo di un arredatore di interni, la possibilità di usare il librone come utile fermaporta o come base per piadine, ma lascerei, in questo caso, libertà di coscienza e di scelta.

Igor Daniele Ebuli Poletti

Miles Davis 1959 • A Day-By-Day Chronology

FlipBooks link: QUI

Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere sempre aggiornato.

×