Pippo Basile ci racconta a modo suo l’ultimo capolavoro discografico della grande cantante siciliana, uscito nel 1992 e che raccoglie il meglio della sua produzione pubblicata dalla CGD dal 1981 al 1984, con l’aggiunta di due brani inediti: Amala e Alla spiaggia dell’amore.
A picciridda era sicca mpatidduta, currieva currieva na spiaggia i Munnieddu e puru ch’era friddu savia a ghittari a mare. So matri era mpazzuta… Giuseppina… Giuseppina… niesci… niesci ca t’arrifriddi!
Mamma Rosa non sapeva come fare, quella figlia correva e cantava, cantava e correva. E così, non potendo fare altro, iniziava a recitare l’ennesimo Salve Regina. Giuseppina era nata il 7 settembre e mamma Rosa pensava che Giuseppina fosse un dono della Madonna, ma in realtà il 7 settembre si celebra Santa Regina, la santa bambina che morì per mano del padre mentre cantava le lodi a Dio. Giuseppina invece cantava di tutto e non sembrava neanche rendersi conto di ciò che la circondava, a cominciare dalla povertà, e dal lutto conseguente a una guerra che era ancora nel ricordo di tutti.
Cantare e correre, correre e cantare, ma Giuseppina l’amore per il canto da chi l’aveva preso? Proprio da mamma Rosa che era un soprano naturale e, che pure lei fra le mille faccende legate ai nove figli a cui doveva accudire, non perdeva occasione per cantare una o più arie da qualche opera lirica. Giuseppina quando non correva e cantava, stava incollata all’unico Juke-Box che c’era in un bar di Mondello e così, crescendo pian piano, passò da Glen Miller a Peppino di Capri e poi a Rita Pavone. Infine, un giorno si rese conto che quando iniziava a cantare lei il mondo si fermava, i pescatori lasciavano le proprie reti e gli ambulanti smettevano d’abbanniare (ossia come si dice in dialetto siciliano l’urlare la merce che avevano in vendita). Giuseppina non era una bambina prima e una ragazza poi come tutte le altre, era abbastanza schiva, una rava cunfirienza, come si dice a Palermo.
Se fossi più simpatica sarei meno antipatica
Se fossi più antipatica sarei meno simpatica
Sono un non grazioso e bello
Non sono un Fortunello
Sono un uomo ardito e sano
Non sono un aeroplano
Sono uno assai terribile
Non sono un dirigibile
Sono un che bada al culmine
Non sono un parafulmine
Sono un uomo senza lei
Un pinzi pinzibei.
Sembrava che Giuseppina vivesse in una dimensione parallela a quella reale, ma poi cos’è reale?
Il vento folle porta un atomo d’amore dentro il cuore.
Mamma Rosa capì che Giuseppina doveva studiare canto, ma non aveva i soldi per farlo, il Maestro Nico non era uno di quelli esosi, ma campava con quello e quindi cuocchi cosa si c’avieva a dari. Giuseppina finita la scuola, faceva velocemente i compiti e poi andava a Partanna a fare aranciate, e così guadagnava i soldi per il maestro, il quale capì subito che Giuseppina avrebbe imparato molto prima di tutti gli altri suoi studenti e che non era una qualunque. Era incredibile come riuscisse a passare da Aretha Franklin a Maria Callas. Aveva solo tredici anni quando il Maestro Nico le disse: «Cosa posso insegnarti ancora? Tu hai la musica dentro, tu hai il fuoco dentro, e questo fuoco devi tirarlo fuori».
Giuseppina scinniu n’Paliermu.
Alla Marina per il festino si riunivano mille bancarelle, con torrone, martorana, petrafennula, gelato di campagna e scaccio, a malapena fra questa miriadi di colori riusciva a fare capolino un piccolo tempietto che tutti chiamano il palchetto della musica, e così, alla vigilia del Festino del 1964, insieme con altri cantanti e musicisti, per la prima volta Giuseppina si esibisce davanti a un vero pubblico.
Primizia del mio tempo
Orlo del velo che copre la presenza
Dal vivo occhio mi penetra
Un raggio di pura luce
Fai cantare alla mia lingua
Melodie sconosciute.
Giuseppina si fa notare e così a sedici anni, lasciata la sua Mondello, partecipa al festival di Castrocaro che riesce a vincere e poi la grande occasione di Sanremo, poi un disco e poi un altro e poi la sua prima volta con un pezzo di Aretha, la sua musa.
I primi momenti
Di tutte le mie giornate (sempre)
Ricordo sempre solo te (solo te)
Se anche va male
Il giorno comincia bene (sempre)
Perché ricordo solo te (solo te).
Giuseppina, Giuseppina… un curriri… un curriri… l’acqua è fridda… l’acqua è fridda
Quest’estate ce ne andremo al mare
Con la voglia pazza di remare
Fare un po’ di bagni al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni.
Giuseppina chi voi chiossai… picchì si sempre a stissa, ma c’avissi crirutu? Picchì tinni vai chi c’ha ghiri a fari a Milano?
Giuseppina sa che c’è una parte di lei che gli altri non capiranno mai, ma per fortuna arriva Maria e quella sarà per sempre la sua spiaggia, il suo mare dove potrà bagnarsi senza arrifriddarisi. E sarà gioia, paura, esaltazione, confronto, musica, parole che non avrebbe mai pensato di poter dire, incontri, tanti incontri, uno fra tutti con Franco Battiato, un altro che di sicuro da bambino correva e cantava, cantava e correva.
Tu mi conosci, non puoi dubitare
Fra mille affanni non sono andata via
Rimani qui al mio fianco sfiorandomi la mano
E lascio la mia vita a te.
Giuseppina… Giuseppina… un curriri…u munnu è chistu, chi pinsavi… si troppu biedda… si a megghiu e l’autri unnu capiscinu, ammiria è putiente, un ci pinsare, fai chiddu chi vo’ fari, a vita è a to… Giuseppina… Giuseppina… curri… curri si po’ curriri.
Duminica jurnata di sciroccu
Fora nan si pò stari
Pi ffari un pocu ‘i friscu
Mettu ‘a finestra a vanedduzza
E mi vaju a ripusari
Ah, ah! ‘A stissa aria ca so putenza strogghi ‘u mo pinzeri
Ah, ah! ‘U cori vola s’all’umbra pigghi forma e ti prisenti
Nan pozzu ripusari
‘U suli ora trasi dintr’o mari
E fannu l’amuri
‘Un c’è cosa cchiù granni
Tu si la vera surgenti
Chi sazia i sentimenti.
Il tempo passa, lento e veloce al tempo stesso, Giuseppina ora a mala pena cammina, ma la voce è sempre quella con la gentilezza di una rugiada, lo squillo del verso d’un delfino e la potenza della sua Maria Callas. Maria… Maria… perché non c’è più tempo, perché Maria?
Primizia del mio tempo
Orlo del velo che copre la presenza
Dal vivo occhio mi penetra
Un raggio di pura luce
Fai cantare alla mia lingua
Melodie sconosciute
Dell’amore che buca l’opacità del mondo e crea
Io nulla, io nulla, io nulla, io nulla
Sciamano pensieri di pura luce
La via dell’assoluto rischiara
Primizia del mio tempo alla presenza
Io nulla, io nulla, io nulla, io nulla, io nulla.
Giuseppina… l’acqua è fridda…
Giuseppina capì e volle rimanere con se stessa, aveva imparato cos’è la meditazione, soprattutto aveva compreso come il male fisico non può toccarti se la tua coscienza s’è veramente evoluta e aveva capito che la fine non esiste.
Vento nei capelli e gli occhi al sole
E richiami vigili nel cuore
Affidavo all’aria I miei pensieri
E le parole, le parole tue mi mancano
Le parole urlate poi, dall’eco ripetute
Cantano
Morirò d’amore, morirò per te
Il tuo sorriso, l’allegria
Quanto mi mancano
Le parole sussurrate, zitte, poi gridate
Le parole tue per me
Morirò d’amore, morirò per te.
Giuseppina continua a cantare, la sua voce è ovunque, il suo esempio d’essere persona è uno schiaffo perenne per chi non ha creduto in lei, l’ha denigrata, le ha messo etichette, lei è unica, inarrivabile.
A te che leggi ti dico solo Amala.
Giuseppina…Giuseppina…Ora po’ currere…
Dedicato all’artista e alla donna che ho sempre ammirato Giuseppina Romeo detta Giuni Russo. (E leggete col sorriso di ha davanti una storia, magari un po’ strampalata. E, soprattutto, non pensate di leggere nessuna verità, perché la verità sta solo dentro chi è la protagonista di questa storia e da nessuna altra parte).
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